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Nonostante nel 2008 sia stato presentato il primo disegno di legge per l’introduzione di una normativa ad hoc in materia di affidamento dell’animale “familiare” ad oggi, nel nostro ordinamento, non esiste una norma che disciplina le sorti degli animali domestici in caso di separazione tra coniugi o conviventiTale vuoto normativo viene dunque parzialmente e, sempre più frequentemente, colmato dalla giurisprudenza di merito e di legittimità, chiamata a pronunciarsi sulla materia. 

Con la sentenza del 24 marzo 2023 n. 8459, si è pronunciata, per la prima volta, anche la Suprema Corte di Cassazione, ribadendo i principi che, negli ultimi anni, sono andati man mano formandosi nel panorama dei Tribunali italiani.

La sentenza de qua nell’affermare la preminenza del valore affettivo del cane e del diritto di mantenere con lui un legame costruito nel tempo, chiarisce definitivamente il significato da attribuire al concetto “padrone del cane”, il quale, lungi dal riferirsi, in via esclusiva, all’intestazione presso l’anagrafe canina, è da intendersi in senso ampio. 

Per la giurisprudenza di legittimità, infatti, “Padrone dell’animale” è colui che vive con l’animale all’interno del nucleo familiare, colui con il quale l’animale instaura un rapporto affettivo, colui che si dedica costantemente alla sua cura e, tutto ciò, indipendentemente dalla mera intestazione formale ad altro soggetto (es. registrazione all’anagrafe canina). 

È proprio sul requisito dell’instaurazione di un significativo rapporto con l’animale, in quanto essere sensiente e degno di tutela affettiva, che la Corte di Cassazione ha respinto la richiesta di una donna a vedersi riconoscere il diritto di visita nei confronti del cane dell’ex compagno; ciò in quanto, secondo gli Ermellini, nel caso esaminato non risultava essersi instaurato, per la brevità della relazione intercorsa tra le parti in causa, alcun significativo rapporto tra la donna e l’animale domestico.

Affidamento dell’Anoimale Domestico in Caso di Separazione; Necessario un Intervento del Legislatore

Tanto detto, si auspica, un puntuale, nonché necessario, intervento da parte del legislatore in materia in quanto, sono sempre più numerose le famiglie italiane che si rivolgono al Giudice non solo per discutere dell’affidamento dell’animale, ma anche per accordarsi sulla gestione dei costi relativi al veterinario e alle spese alimentari.

Tale intervento risulta ancor più necessario se si considera che, ad oggi, nei casi in cui tra gli ex coniugi/ex conviventi non si riesca a raggiungere un accordo circa l’affidamento dell’animale domestico e che dunque procedono a definizioni giudiziali, alcuni tribunali potrebbero non pronunciarsi appellandosi al fatto che tale argomento non è regolato dal legislatore (Tribunale di Roma – sent. nn. 2689/2018 e 205/2018).